Comunicato Arci Janzaria

Una notizia che non avremmo mai voluto leggere.

Ieri presso il Cara di Mineo, un giovane eritreo è stato trovato morto impiccato in uno degli alloggi del Cara. Il giovane, richiedente asilo, aveva legato al collo una tenda arrotolata, probabilmente tolta dagli infissi dell'appartamento. Aveva 21 anni ed era sbarcato in Sicilia lo scorso 5 maggio.

 

Il Cara di Mineo ha assunto progressivamente la fisionomia di una mega struttura segregazionista, dove sono ospitati circa 4000 richiedenti asilo, il doppio della sua capienza. Circa la metà dei richiedenti asilo vive nel CARA di Mineo da lungo tempo, in attesa che la Commissione valuti la loro richiesta. Questa situazione ha portato a ripetute manifestazioni di protesta, per lo più blocchi stradali lungo la statale Catania-Gela. Non tutti però hanno l'energia per continuare a lottare per la loro vita; molti si sono rassegnati e la disperazione si fa strada in tanti. Nei mesi, insieme alle proteste si sono succedute le denunce delle associazioni antirazziste e solidali, a cominciare dal rapporto di Medici senza frontiere che nel giugno 2011 presente nel centro per un progetto di salute mentale della durata di due mesi denunciava sette tentati suicidi fra i migranti rinchiusi nel Cara. Denunce forti che puntano i riflettori sul fallimento del centro “modello” dove le condizioni di vita sono tali da mettere a rischio la salute mentale delle persone, soprattutto le più vulnerabili, quali le vittime di violenza e di tortura, per le quali non è stato predisposto alcun servizio. Nei mesi, l'atteggiamento delle istituzioni locali si è modificato, passando inizialmente dalla protesta di alcuni sindaci del Calatino per la presenza dei migranti nel Residence degli Aranci, all'accettazione del Cara quale possibile risorsa economica del territorio, con la nascita del Consorzio dei Comuni “Calatino Terra d’Accoglienza” di cui il nostro comune ne fa parte. Una risorsa malata che ha messo in moto un'economia anch'essa malata, basata sulle clientele e sullo spreco delle risorse pubbliche per progetti che nulla hanno a che fare con i reali bisogni e i diritti dei migranti. Siamo molto lontani da un progetto reale di accoglienza, rispettoso dei diritti dei migranti e capace di mettere in moto un'economia virtuosa, con ricadute positive sull'economia e sull'occupazione, come è avvenuto nei comuni della Locride in Calabria e in altri comuni italiani con il cosiddetto sistema Sprar, grazie alle reti solidali di enti ed associazioni.

 

La tragica notizia della morte di questo giovane ventunenne eritreo, ci addolora e ci impone di non essere più indifferenti e/o complici delle vergognose politiche di “pseudo-accoglienza” e ci motiva ad un maggior impegno perché vengano rimosse a monte le cause di tanta sofferenza per migliaia di richiedenti asilo: la nostra convinzione che il mega-Cara di Mineo vada chiuso al più presto e che si passi subito ad un modello di accoglienza che guardi all'integrazione e alla dignità dell’essere umano, non alla segregazione, all'isolamento e al profitto.

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